Tutti sappiamo che la disciplina Osint si divide in numerose branche. Soprattutto, si può utilizzare per infiniti scopi diversi, come abbiamo sottolineato svariate volte. Occupandosi di tutti gli angoli dell’internet, può essere che l’Osint non si sia sviluppata in ambito social media? Certo che no. Ed infatti, una delle branche più importanti, specialmente di questi tempi, è la Socmint (Social Media Intelligence). Ma andiamo a vedere nello specifico di che cosa si occupa questo tipo di investigazione, e perché è così importante.
La Socmint è un’investigazione di tipo Osint, che permette di monitorare le piattaforme social media, attraverso tool intrusivi e non. E’ una ricerca particolare, poiché le linee della privacy, sui social media, non sono nettamente marcate. Mi spiego meglio: se la regola fondamentale dell’Osint è fare riferimento esclusivamente a fonti di pubblico dominio, nella Socmint c’è qualche differenza. Infatti, l’investigatore potrebbe creare un account fake, o inserirsi in un gruppo privato, per accedere a contenuti quasi privati. Dico “quasi” perché, come sappiamo tutti, niente di ciò che viene postato sui social lo è completamente.
Ma cosa si intende per social?
Ebbene, non si parla solo di app come Facebook o Linkedin, bensì di qualsiasi piattaforma che implichi delle relazioni sociali. Microblogs come Twitter, forum come Reddit, piattaforme di condivisione di contenuti multimediali come Instagram e Youtube. Ma anche piattaforme social di videogiochi come Xbox Live, oppure blog creati con WordPress. Insomma, i tools Socmint attingono a numerose fonti.
Possiamo dividere le informazioni che otterrete in tre categorie principali:
1- Informazioni sul profilo. Tutto ciò che può vedere chiunque visualizzi un profilo social, come lo username, la foto profilo, e tutti quei dati inseriti in display dal proprietario.
2- Interazioni. Uno user può relazionarsi con la piattaforma e con gli altri utenti in vari modi. In questa sezione si analizzano ad esempio i commenti, le conversazioni pubbliche, le risposte, i contenuti pubblicati dallo user e le sue reazioni a contenuti già esistenti.
3- Metadati. Dati che contestualizzano il contenuto: luoghi menzionati, data e ora del post, e persino il tipo di device utilizzato per postare.
Ma ora andiamo al punto fondamentale.
Oltre ad essere di aiuto nelle investigazioni di autorità legali, la Socmint ha moltissimi utilizzi anche nella vita privata. Di questi tempi, la maggior parte degli user tende ad utilizzare i social media per dipingere un’immagine poco veritiera di sè.
Molto spesso si tende ad ostentare cose che non si hanno, che sia una situazione economica agiata, una vita sociale intensa, e qualsiasi aspetto della nostra vita che decidiamo di modificare prima di mostrare al mondo. Tuttavia, niente può essere nascosto a lungo, e prima o poi rischieremo di postare una foto con un minuscolo indizio che rischia di far crollare la nostra apparenza. Nessuno sembra accorgersene, tranne l’investigatore Socmint. Infatti, con i tool disponibili attualmente, è possibile rilevare praticamente qualsiasi cosa: la veridicità di un’affermazione postata, l’esistenza di un legame sociale fra due o più persone, la modifica di un contenuto con photoshop. Possiamo dire che la Socmint ha lanciato una sfida al mondo social delle apparenze, e la sta vincendo.
Ma non solo. Infatti, con l’intelligenza artificiale che avanza spaventosamente veloce, è possibile ricostruire il quadro comportamentale di un target. Le sue abitudini, le sue tendenze, i contenuti coi quali interagisce di più, e qualsiasi cosa riguardi il comportamento online di una persona. Perché non importa quanto qualcuno possa tentare di costruirsi una vita che non possiede: siamo sempre umani che rilasciano dati comportamentali ad ogni passo che compiamo online.
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Michelle Lacenere
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